PER ASPERA AD ASTRA (QUINTA EDIZIONE)

 IL SIMBOLO GROTTESCO DELL’ARROGANZA
IRROMPE NELLA CASA CIRCONDARIALE DI UTA.

DOMANI, PER LA PRIMA VOLTA NEL RINNOVATO TEATRO DEL CARCERE,
I DETENUTI DEL REPARTO DI ALTA SICUREZZA
PORTANO IN SCENA UN PRIMO STUDIO
SU “UBU RE” DI ALFRED JARRY

 

 

Sarà il fascino che esercita la dissacrazione del potere e del potente di turno, ma la proposta di Pierpaolo Piludu e Alessandro Mascia del Cada Die Teatro di portare in scena un classico come “Ubu re” di Alfred Jarry, è stata accolta dagli allievi detenuti della Casa Circondariale di Uta con grande entusiasmo.

Domani, 30 giugno alle 15.30 sei allievi/attori della sezione Alta Sicurezza e due attori della compagnia cagliaritana calcheranno il palcoscenico del teatro del carcere che per anni è rimasto chiuso a causa di una serie di problemi tecnici: «Siamo felici che a Uta si stia lavorando per rendere agibile il teatro all’interno dell’Istituto. Iniziative simili sono già state realizzate in diverse strutture carcerarie in Italia. Auspichiamo che anche lo spazio teatrale della Casa Circondariale di Uta possa diventare un luogo d’incontro tra gli ospiti della struttura carceraria e il mondo che vive oltre le sbarre» spiega Alessandro Mascia.

Quanto alla scelta del testo, spiega Piludu: «Quando nel 1896 il liceale Alfred Jarry iniziò a scrivere la sua prima versione di “Ubu re” (forse per sbeffeggiare un professore particolarmente dispotico e ignorante), non poteva immaginare che il suo personaggio sarebbe presto diventato il simbolo grottesco dell’arroganza del potere e la commedia un classico del teatro contemporaneo. L’irriverenza verso i potenti di turno, di cui si mostrano cialtroneria e avidità, ha reso e continua a rendere sempre attuale questo testo».

 La messa in scena di domani conclude la quinta edizione di “Per Aspera Ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, un progetto nato nel 2018 e in corso oggi in 15 carceri italiane. L’iniziativa, promossa da ACRI e sostenuta da 11 Fondazioni di origine bancaria, tra cui Fondazione di Sardegna, dal 2018 ha coinvolto oltre 1.000 detenuti, che partecipano a percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci.

 Nello specifico, il laboratorio teatrale, col sostegno del CPIA 1 Karalis e della Fondazione Malagutti, andrà avanti sino al mese di dicembre quando verrà presentato lo spettacolo nella versione integrale. Insieme a Piludu e Mascia, ha fornito tutoraggio agli allievi, Giovanni Malagutti, psicologo e criminologo, specializzato in terapia familiare e psicologia del trauma. 

Ufficio Stampa
Valentina Lo Bianco

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